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Le parole di Dio mi guidano a imparare come educare i miei figli (I)

Ho due figli e tra di loro c'è un anno di differenza. Al fine di crescerli in modo da farli diventare persone colte, ben educate, brave, in grado di inserirsi nella società e avere successo, quando avevano due anni, mi consultai con mio marito per trovare loro un buon asilo nido. Dopo alcune visite, ricerche e confronti, scegliemmo un asilo inglese, perché le insegnanti davano importanza alla levatura e alla capacità dei bambini, il che corrispondeva alla mia opinione sull'educazione dei figli. Sebbene le tasse scolastiche fossero un po' alte, purché i bambini fossero in grado di crescere meglio e ricevere un'educazione migliore, valeva la pena spendere un po' di più.

Man mano che i miei figli crescevano, scoprivo che non erano così assennati e obbedienti come avevo sperato. Al contrario, erano estremamente prepotenti e ribelli. Ad esempio, quando li portavo al centro commerciale e vedevano qualcosa che gli piaceva, se la prendevano e, se non gliela compravo, si gettavano a terra, piangendo e facendo capricci. Quando giocavano con gli altri bambini, se vedevano qualcosa che gli piaceva, gliela sottraevano. Se gli altri bambini non gliela davano, li picchiavano. Vedendo i miei figli così capricciosi e prepotenti, li rimproveravo sempre con fermezza. Tuttavia, non solo i rimproveri non erano efficaci, ma i miei figli diventavano sempre meno obbedienti. Una volta, dopo che li ebbi rimproverati, gettarono nella spazzatura i vestiti e le scarpe. Quando erano arrabbiati, prendevano le forbici e tagliavano i vestiti,le lenzuola ei cuscini. Ero proprio costernata. Come potevano essere così arroganti e maleducati i miei figli? Proposi di cambiargli scuola, ma mio marito non era d'accordo. Diceva che i bambini dovevano crescere in modo naturale e spontaneo. L'atteggiamento di mio marito verso i miei figli mi faceva veramente arrabbiare. Un figlio eccellente viene educato, non lasciato crescere allo stato brado. Chissà come sarebbero diventati se li avessi lasciati crescere in modo indipendente! Ma, per quanto cercassi di persuaderlo, mio marito rimaneva della sua opinione. Mi addolorava vedere che mio marito, come padre, era così irresponsabile. Se avessimo continuato così, cosa ne sarebbe stato dei nostri figli in futuro? Più ci pensavo e più mi preoccupavo, ma non sapevo cosa fare. Non avevo idea di cosa fare dell'educazione dei miei figli;ero afflitta e preoccupata.

Nel marzo 2017, accettai il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente. Un giorno di giugno di quell'anno, vidi che le parole di Dio Onnipotente dicevano:“Oltre alla nascita e all'educazione dei figli, la responsabilità dei genitori nella vita di un bambino consiste semplicemente nell'offrirgli un ambiente tradizionale in cui crescere, poiché solo la predestinazione del Creatore influisce sul destino di una persona. Nessuno può controllare il tipo di futuro che un individuo avrà; esso è prestabilito con largo anticipo e neppure i genitori possono cambiarlo. Per quanto concerne il destino, tutti gli uomini sono indipendenti e tutti hanno il proprio. Così i genitori non possono allontanare il destino di una persona nella vita o esercitare il minimo influsso sul ruolo che essa svolge nell'esistenza. Si potrebbe dire che la famiglia in cui si è destinati a nascere e l'ambiente in cui si cresce non sono altro che i presupposti per la realizzazione della propria missione nella vita.Non determinano in alcun modo le sorti di una persona nella vita o il tipo di destino in cui essa compie la propria missione. Perciò i genitori non possono aiutare il figlio a realizzare la sua missione nella vita, né i parenti possono aiutarlo ad assumere il suo ruolo nell'esistenza. Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell'esistenza”Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell'esistenza”Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell'esistenza”(“Dio Stesso, l'Unico III” in La Parola appare nella carne). Quando vidi le parole di Dio, capii che, sebbene siamo i genitori dei bambini, noi li facciamo soltanto nascere, li alleviamo e gli forniamo un ambiente in cui crescere. Per quanto riguarda come sarà il loro futuro, quale ruolo avranno e quale missione realizzeranno, è tutto nelle mani di Dio. È Dio che è responsabile del loro destino e che determina il loro futuro, non i loro genitori. L'unica cosa che posso fare è pregare Dio, affidarGli i miei figli e sperare che Li guidi nel crescere. Ripensai anche a come trattavo i miei figli. Usavo le mie capacità per controllarli con la forza e fargli pressione, ogni volta che li vedevo disobbedire, li picchiavo , pensando che in quel modo avrei cambiato le loro cattive inclinazioni e migliorato la loro levatura.Non solo i miei figli non diventavano obbedienti e assennati, ma di fatto diventavano sempre più ribelli. Ora mi è chiaro che non capivo la verità e non conoscevo il dominio e le disposizioni di Dio; quindi, non riuscivo a educare i miei figli, figuriamo permettere loro di crescere in maniera sana. Dovevo cambiare il mio metodo educativo e trattarli con il giusto atteggiamento. In seguito, quando i miei figli facevano errori, gli parlavo pazientemente e li rendevo consapevoli delle loro stesse malefatte. Quando li vedevo piegare la testa e smettere di parlare, non li sgridavo ulteriormente. A volte, erano troppo cattivi e li punivo un po' mettendoli faccia al muro e chiedendogli di riflettere sulle loro azioni. Man mano, mi resi conto che erano molto più calmi di prima,che non picchiavano più gli altri bambini e raramente imprecavano e insultavano. Quando vidi che i miei figli iniziavano a crescere bene, fui piena di gratitudine; sapevo che tutto ciò era merito delle parole di Dio e, dal profondo del mio cuore, Lo ringraziai!

Nel novembre 2017, quando mio figlio maggiore stava per finire l’asilo e passare in prima, io e mio marito scegliemmo per lui una rinomata scuola elementare, sperando che avrebbe studiato sodo e raggiunto buoni risultati in futuro. Prima, a metà luglio, accompagnammo, nostro figlio a fare i test di ammissione alla scuola. Dopo l’esame, il preside mi chiamò per dirmi che il punteggio di mio figlio era il peggiore tra decine di bambini e che lui non sarebbe riuscito a stare al passo con la prima elementare. Aggiunse che avrebbero fatto un secondo test. Nel ricevere questa notizia, mi sentii un po’ a disagio, ma io e mio marito portammo di nuovo nostro figlio a ripetere il test di ammissione. Quando furono pubblicati i risultati, rimasi esterrefatta: mio figlio aveva trascorso tre anni all’asilo, ma non aveva imparato niente. Non sapeva nemmeno leggere né scrivere l’alfabeto e non capiva le addizioni o le sottrazioni a una sola cifra. Mio figlio stava per iniziare la prima elementare e i suoi risultati erano sorprendentemente così scarsi che a fatica riuscivo a crederci. Il preside mi rimproverò persino dicendo: “Siete molto impegnati? Sebbene entrambi siate cinesi, il cinese di vostro figlio è pessimo; come lo avete educato?” Il rimprovero del preside mi fece vergognare tanto. Era la prima volta che mi sentivo un fallimento come madre. Mi vergognavo troppo per vedere qualcuno e non vedevo l’ora di trovare un posto dove nascondermi.

Quel pomeriggio, quando tornai a casa, mio marito mi chiese di trovare in fretta un asilo per nostro figlio. Non appena lo sentii, la rabbia che avevo tenuto dentro immediatamente esplose, persi il controllo di me e ricominciai ad arrabbiarmi con i miei figli. Dissi loro di andare subito a dormire e poi corsi da sola nella cameretta, chiusi finestre e tende, mi sdraiai sul letto e svuotai la mente. Mi addormentai frastornata. Alle sei di sera ero ancora sconvolta, incapace di fermare le lacrime. Non avevo nemmeno la voglia di preparare la cena. Di fronte a simili risultati, cosa avrei dovuto fare? Nella sofferenza, mi inginocchiai innanzi a Dio e pregai: “Dio! Non ce la faccio. Ho il cuore pieno di dolore. Illuminami e guidami a comprendere la Tua volontà. Sono disposta a praticare la verità e a soddisfarTi”. Poi pensai alle parole di Dio: “Ci sarà sempre un po’ di distanza tra i propri sogni e le realtà che si devono affrontare; le cose non sono mai come si vorrebbero e, di fronte a tali realtà, le persone non riescono mai a raggiungere la soddisfazione o l’appagamento. Alcune faranno addirittura qualunque cosa immaginabile, compiranno grandi sforzi e notevoli sacrifici per il proprio sostentamento e il proprio futuro, nel tentativo di cambiare il proprio destino. Alla fine, tuttavia, anche se riusciranno a realizzare sogni e desideri grazie al duro lavoro, non saranno mai in grado di cambiare la propria sorte e, per quanto ostinatamente ci provino, non riusciranno mai a superare ciò che il destino ha riservato loro. A prescindere dalle differenze di capacità, di quoziente d’intelligenza e di forza di volontà, gli uomini sono tutti uguali davanti al destino, che non fa distinzione tra il grande e il piccolo, l’alto e il basso, il nobile e l’umile. Quale professione si intraprende, cosa si fa per guadagnarsi da vivere e quanta ricchezza si accumula nella vita sono aspetti che non vengono decisi dai genitori, dai talenti, dagli sforzi o dalle ambizioni, bensì prestabiliti dal Creatore” (“Dio Stesso, l’Unico III” in La Parola appare nella carne). Dalle parole di Dio, compresi improvvisamente che non spetta alle persone dire l’ultima parola sulla propria sorte e sul proprio destino e che questo non può essere cambiato da nessuno. Dipende dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Non importa quanto siano grandi le proprie ambizioni e i propri desideri o quanto siano magnifici gli obiettivi o le speranze, tutto ciò non cambia minimamente la sovranità e le disposizioni di Dio per il destino delle persone. Chissà quante persone hanno inseguito il successo e un alto rango, ma hanno sbattuto contro un muro. Alla fine della giornata, trascorrono ancora la loro vita come persone comuni. Molte persone desiderano lavorare sodo basandosi sui propri sforzi e vivere felici, ma lottano per tutta la vita senza riuscirci. E via dicendo. Questi fatti li possiamo vedere spesso intorno a noi. Penso che ero anch’io così, quando educavo i miei figli. Fin dalla loro nascita, mi sono particolarmente concentrata sulla loro crescita ed educazione, sperando che diventassero colti, ben educati e bravi. Per realizzare i miei desideri, gli ho fatto richieste severe e ho fatto del mio meglio per trovargli una buona scuola, ma, nonostante mi preoccupassi così tanto e fossi molto stanca, alla fine il rendimento di mio figlio non fu così buono come io avevo sperato. Solo leggendo le parole di Dio arrivai a capire questo: i risultati accademici dei figli, quale tipo di carriera hanno, cosa faranno in futuro, cosa faranno per vivere e com’è la loro umanità non si basano sull’istruzione scolastica e sul modo in cui sono stati allevati. Tutto ciò è determinato dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Il nostro lavoro come genitori è soltanto quello di provare a fare del nostro meglio per educare i figli. Per quanto riguarda la loro sorte in futuro e se saranno, o meno, talentuosi, solo Dio ha l’ultima parola. Ho educato costantemente i miei figli secondo le mie esigenze e li ho fatti crescere in base ai miei desideri. Non è forse proprio questo fuggire dalla sovranità di Dio? Ed è anche una manifestazione di disobbedienza verso di Lui! Dopo aver compreso la volontà di Dio, Lo pregai: “Dio, ho capito che il futuro di mio figlio è nelle Tue mani. Non educherò mai più i miei figli a modo mio, come desidero, e sono disposta ad affidarli totalmente a Te, a volgere il mio sguardo a Te e a obbedire alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”. Dopo aver pregato, sentii il mio cuore divenire potente e forte.

Il mattino seguente andai a cercare una scuola per mio figlio. Continuavo a pregare Dio lungo la strada, chiedendoGli di guidarmi. Visitai due scuole, quel giorno. Quando vidi la seconda, mi piacque molto e sentii che era molto standardizzata. Dopo essere giunti a scuola, i bambini facevano gli esercizi mattutini e raccontavano anche le loro storie. Sembrava molto normale. I bambini andavano a scuola dalle otto alle diciotto, perciò avevo più tempo per partecipare alle riunioni. Ero molto felice e anche mio figlio lo fu, quando vide la scuola. Perciò, decisi di far andare mio figlio a quella scuola. In seguito, completai con successo le procedure di ammissione e quel giorno mio figlio fu iscritto ufficialmente.

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